In motorino sul Moncenisio
Avventure sul tetto del mondo (o quasi) con un tubone Motron GL4
15/11/2020 | Claudio_VL | 0 commentiUn amico mi ha pregato di scannerizzare le foto delle nostre escursioni in motorino degli anni Ottanta, visto che in quegli anni ero spesso l'unico a viaggiare con una macchina fotografica. Non erano giri da scrivere a Motociclismo per far pubblicare un articolo, non erano niente di estremo: non siamo arrivati a Capo Nord o a Finisterre. Ma tra gli amici che vi prendevano parte, alcuni non si vedono da un pezzo, altri - choccante pensarci - non ci sono più, altri ancora sono - per fortuna - appena tornati alle due ruote. Alcuni non hanno foto dei veicoli che utilizzavano in quegli anni, prima dell'esame della maturità, del servizio militare, di università/lavoro/matrimonio. Nostalgia.
Cosi', mentre rispondevo alla "preghiera" (più precisamente: cazziatone) del mio amico, mi sono ritrovato davanti fotografie di momenti che a me paiono recenti, nel senso che la mia strana memoria me li fa sentire in dettaglio come se fossero avvenuti ieri. E invece sono ere preistoriche, appena più recenti del Mesozoico, ma molto antecedenti all'Era della Fotografia Ovunque: quel momento, intorno al 2006, in cui tu avevi un cellulare già dotato di una pessima macchina fotografica, e i tuoi amici/colleghi più fanatici ne avevano uno con una risoluzione spettacolare, con cui fotografavano tutto: la fidanzata, la cena, la digestione.
Questa foto, invece, risale al 1986, giugno 1986. Si tratta di un giro in motorino che mi porto' sul Colle del Moncenisio, e poi - se ben ricordo - fino a Lanslebourg, in pieno territorio francese.
Tra le cose che mi vengono in mente in questo momento, trentaquattro anni dopo:
- I motorini non sono fatti solo per girare intorno all'isolato. Il mio "motorino" era un ciclomotore Motron GL4: non una moto, solo un "cinquantino" (cilindrata: quarantanove centimetri cubici e spiccioli) ma conosco gente che, pur avendo quadricilindriche da settecentocinquanta centimetri cubici, non hanno mai fatto tanti chilometri come quelli che facevamo noi (320 km per andare e tornare da Settimo a Savona o a Verbania in giornata);
- Storia e preistoria: le frontiere. Prima dell'implementazione del Trattato di Schengen (1997, credo), esistevano i posti di frontiera tra l'Italia e i Paesi confinanti. Questo (vedi foto) era tra Italia e Francia, e comportava due code: una al posto di controllo dei documenti all'uscita dall'Italia, un altro - vari chilometri più avanti - all'ingresso in Francia. E in mezzo? C'era una specie di terra di nessuno, che quando la attraversavi sentivi il brivido dell'ignoto lungo la schiena. Ma anche il freddo, visto che si trova a circa duemila metri di altitudine.
- Boccacce, non boccucce Eravamo gasatissimi, quando arrivavamo a destinazione, e facevamo tante foto, che a confronto con il 2020 sono poche, visto che ogni foto costava (pellicola e sviluppo). E non c'erano quasi mai dei primi piani: tutte le foto mostravano noi con le nostre bestie d'acciaio, e soprattutto c'era il panorama, che fossero le valli di Lanzo o le montagne francesi. Non era ancora l'epoca dei selfie...
- L'estinzione dei motori a due tempi. A quei tempi, nel gruppo di amici con cui facevo giri in motorino c'era una preponderanza di Piaggio Bravo, un Ciao, due "tuboni" (il mio Motron e il Garelli Ciclone di un amico, un paio di volte era presente un terzo tubone, un Fifty), un Vespone (nominalmente 125cc), una vecchia Gilera 124. La Gilera era l'unico motociclo a quattro tempi; se una comitiva di adolescenti uscisse per una gita in motorino/scooter/piccole moto oggi, non credo ci sarebbe alcun motore a due tempi
Pare superfluo ricordarlo, ma non si sa mai: se ti va di commentare quel che hai appena letto, se hai esperienze in fatto di giri in motorino, di figli che non si schiodano dal cellulare per andare a vedere posti sconosciuti, di Vespe, Ciao e tuboni, puoi lasciare un gradito commento usando il form in fondo a questa pagina.
Argomenti: Francia, mototurismo
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